Sunday, June 01, 2008

MESSI A MORTE IN NOME DI ANTICHE MEDICINE O PER LA GOLA





Alcune specie di animali, ahimé, è come se fossero ad Alcatraz, nella camera della morte, condannati a sparire irrimediabilmente nel prossimo secolo, addirittura nei primi decenni. Il bello è che non sono a rischio di estinzione a causa della tecnologia, come succede spesso, ma, per ragioni quasi incredibili, messi a morte in nome di antiche medicine tradizionali, senza alcuna base scientifica, e quindi per niente.

Cacciati per la farmacopea cinese, oppure per ragioni gastronomiche, per golosità. Il povero rinoceronte viene ucciso in forza di una leggenda: quella che il suo corno, ridotto in polvere, curi diverse malattie, e anche l'impotenza: sono tutte fanfaluche, ma davvero micidiali. I bracconieri vedono l'eventualità di grossi guadagni, e non esitano a decimare il contingente, ormai ridotto al minimo, del nostro pacifico bestione. Lo stesso, ahimé, succede per la tigre, che è la sorgente di tanti presunti farmaci: il grasso e le ossa macinate curerebbero l'impotenza, i reumatismi, i tumori, e che altro. Tutte favole si capisce, ma che si mutano in colpi di fucile.

Morire per niente, o per dei sogni che, per dir così, muoiono all'alba, questo è il triste destino del rinoceronte e della tigre. Ho parlato del rinoceronte e della tigre che, ahimé, ci accompagneranno solo per poco nel Duemila, e dobbiamo prepararci a inviare loro un lungo addio. Ma ci sono degli altri animali, di ben più piccola stazza, che stanno rischiando l'estinzione. Questa volta non per cause farmacologiche, ma gastronomiche. Parlo delle rane. Prima che le rane uscissero dal mare, nessuno aveva mai cantato nel mondo. Certo, gli insetti facevano baccano, ma si trattava non di canti, bensì dello stridio di pezzi corporei duri che si deformavano, o sfregavano l'uno contro l'altro.

Il canto delle rane, è un canto vero e proprio, e il silenzio del mondo, quando loro hanno cominciato a cantare, ha conosciuto un nuovo rumore, quello che i tenori delle nostra specie trasformeranno in arte, e in emozione per tutti noi. Buon Dio, le rane si stanno estinguendo sul pianeta. I pesticidi sparsi nei corsi d'acqua, il buco dell'ozono attraverso il quale piovono i raggi ultravioletti, che ustionano le loro pelli delicate, le autostrade dove i tir le schiacciano a migliaia quando le bestiole migrano dai luoghi di svernamento a quelli di riproduzione. E per ultimo la golosità le hanno poste a rischio di sopravvivenza. Una golosità perversa e di sicuro antica.

Durante la caccia al bisonte, nelle praterie del Far-West, si abbattevano dei bestioni di una tonnellata per mangiare soltanto la loro lingua, così, attualmente, gli ignobili ghiottoni del nostro tempo, prediligono le cosce di rana. Queste coscette sono particolarmente sviluppate perché servono alla rana per compiere dei salti, talora spettacolari, ragion per cui sono polpose, e purtroppo di gradevole sapore.

In primavera, quando dopo molte peripezie, le rane arrivano negli stagni per deporre le uova, i cacciatori al servizio della nostra gola, le raccolgono in massa, spesso anche quelle agganciate in un abbraccio amoroso, e tagliano, con le forbici, le zampe posteriori, lasciando, così le poverette, mutilate, a perire dopo una lunga agonia. Sparite, o quasi, da noi, nei paesi in via di sviluppo, prima il Bangladesh, le catturano in massa, e ce le inviano surgelate. Ogni anno centocinquanta milioni di rane o per meglio dire di cosce congelate di rana, giungono in Europa per essere messe in tavola. Mangiatori di rane di tutto il mondo, non vi vergognate? Spero che le cosce di rana vi diventino, ora che sapete delle povere bestiole mutilate, molto indigeste

Giorgio Celli
Fonte: http://animali.tiscali.it/
Link: http://animali.tiscali.it/celli/articoli/2008/maggio/animali_uccisi_123.html
8.05.08